Dalla corteccia delle querce nasce un materiale unico, che della terra porta i segni e del tempo l’antica usanza: il sughero. Dal taglio con mano esperta, alla bollitura in soluzioni chimiche, fino alla levigazione con cura e arte. Insomma, la lavorazione del sughero è un processo raffinato, minuzioso e a tratti anche curioso.
Lavorazione antica e raffinata, che unisce la terra alla mente, per creare un prodotto prezioso da cui prenderanno vita altrettanti elementi, tra cui i tappi in sughero.
Non perdiamo altro tempo, scopriamo subito qualcosa in più sulla lavorazione del sughero, partendo dalle sue origini.
Le origini del sughero
L’uso del sughero come materia prima è una pratica apprezzata fin dall’antichità. Infatti, diverse attestazioni dimostrano riferimenti risalenti al 3.000 a.C. in cui gli egizi e i persiani lo utilizzavano già come accessorio per la pesca. D’altra parte, anche altri popoli, tenendo conto delle diverse caratteristiche e possibilità, lo utilizzavano per tutto, dalle calzature alle costruzioni.
Tuttavia, fu con i greci e i romani – grandi conoscitori del vino – che si iniziò ad usare un pezzo di corteccia di quercia di sughero come tappo per sigillare ermeticamente anfore di argilla, botti o barili di vino.
Nonostante ciò, non si trattava di un uso molto diffuso, poiché molti continuavano a tappare i loro contenitori con pezzi di tessuto impregnati di olio d’oliva o di grasso vegetale, a volte anche sigillandoli e chiudendoli con fango d’argilla. In generale, però, tutti questi sistemi impedivano la circolazione dell’ossigeno, rendendo impossibile la respirazione del vino, che altrimenti si sarebbe deteriorato.
Estrazione del sughero: un’arte speciale
Dal bosco alla bottiglia. Il sughero, nato dalla quercia da sughero o Quercus Suber, segue un percorso affascinante in cui uomo, natura e tecnologia si intrecciano e si sostengono a vicenda. Nondimeno, l’estrazione del sughero, effettuata da scorzini esperti che si tramandano il know-how di generazione in generazione, è solo il primo passo di un processo straordinario in cui nulla viene sprecato.
Nel dettaglio, la sua raccolta avviene ogni nove anni, sempre tra maggio e agosto, quando l’albero è nella sua fase di crescita più attiva e la corteccia è spessa e ruvida. Man mano che la quercia da sughero cresce, il fusto si ispessisce, accumulando cellule morte e cave all’esterno del legno, che diventeranno il sughero da estrarre. Tra l’altro la quercia da sughero ha la proprietà di rigenerarsi, consentendo di generare strati che possono essere estratti senza danneggiare l’albero.
In altre parole, nessun albero viene abbattuto e la corteccia è estratta senza causare alcun danno. Parliamo di un processo eseguito con assoluta precisione pratico previa incisione verticale e poi orizzontale nel tronco per rimuovere con cura la tavola di sughero.
Non a caso la quercia da sughero è l’unica specie la cui corteccia si rigenera dopo ogni raccolta. Anzi, ricresce completamente, acquisendo una consistenza più liscia.
Insomma, per la quercia da sughero, ogni fine è un nuovo inizio.
Quanto tempo occorre per estrarre il sughero?
Andiamo subito al dunque. Ci vogliono venticinque anni per estrarre, in un primo momento, la cosiddetta corteccia vergine. Successivamente, dopo questa prima estrazione, è necessario attendere altri nove anni perché il ciclo si completi. A tal proposito, se vi è capitato di passeggiare in un bosco di querce vi sarà capitato di vedere dipinto sul tronco un numero da zero a nove per indicare l’anno in cui è stata estratta la corteccia.
Appare chiamo come il ciclo del sughero sia ritmico e misterioso.
Solamente dopo il terzo raccolto, cioè dopo quasi 43 anni dall’impianto dell’albero, il sughero soddisfa le condizioni ideali per la produzione di tappi naturali.
Dalla corteccia originale fino al prodotto finale, il sughero passa attraverso diverse fasi, a seconda del tipo di tappo che si vuole ottenere. Tuttavia, tutti i listoni di sughero sono sottoposti alla stessa cura preventiva e curativa.
La produzione di un tappo di sughero è un processo affascinante in cui la competenza umana è importante quanto la sofisticazione tecnologica. Nonostante l’evoluzione del processo industriale, i tappi di sughero sono ancora oggi il risultato di una straordinaria alleanza tra uomo e macchina che risale a secoli fa.
Lavorazione del sughero: perché sceglierlo?
Originariamente utilizzato per le sue proprietà di impermeabilità ai liquidi e di elasticità, il sughero è oggi apprezzato anche per altri motivi.
- Permette il passaggio graduale di piccole quantità d’aria, consentendo ai vini di invecchiare meglio e di sviluppare i loro numerosi aromi.
- È un materiale ecologico e sostenibile perché non è necessario tagliare la quercia da sughero per estrarre la corteccia.
- La cosa più curiosa è che per produrre il sughero, la quercia deve assorbire la CO2 attraverso la fotosintesi.
In conclusione, la storia del tappo di sughero evidenza come questo oggetto abbia potuto beneficiare dei vantaggi offerti dalle sue proprietà divenendo la soluzione preferita da viticoltori ed enologi. Infatti, ha la capacità di far respirare il vino e di rendere ermetico il contenitore che lo contiene. In aggiunta, le qualità ecologiche del tappo di sughero lo rendono un vantaggio per tutti i professionisti che desiderano adottare un’iniziativa aziendale più sostenibile.
Lavorazione del sughero, il cuore di Sadenda
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